Letture 2015

La Mosca di Dreyer

 
del.icio.us


LA MOSCA DI DREYER

L’opera della contingenza nelle arti


In un giorno imprecisato tra la primavera e l’autunno del 1927, una mosca vola sul set di uno dei capolavori della storia del cinema, La passione di Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer, e si posa sul volto estatico della protagonista, l’attrice Renée Falconetti. Il regista non ferma le macchine e non taglia in montaggio l’inquadratura: accetta che il caso, il puro accadere lascino per sempre una traccia nella sua opera. Da questa inquadratura, da questa immagine anomala, apparentemente «sbagliata» e un po’ folle, ha inizio un percorso che cerca di rispondere alle sfide lanciate alla riflessione estetica e filosofica dagli ultimi esiti delle pratiche artistiche. La prima parte è dedicata al cinema, un linguaggio in perpetuo equilibrio tra documento e finzione, e al suo continuo corpo a corpo con l’evento aleatorio e contingente, con ciò che «non può non esserci». Per accogliere il caso occorre la tecnica. Ma la tecnica più efficace è paradossalmente quella che sa andare oltre se stessa per aprirsi all’occasione che ci viene misteriosamente donata: alla grazia. E proprio la dialettica tra questi due poli — veri e propri Scilla e Cariddi di ogni opera d’arte — il tema che guida la rilettura dei due grandi dialoghi di Paul Valéry, L’anima e la danza e Eupalinos o l’Architetto, una rilettura che passa anche attraverso un celebre passo del Parmenide di Platone e un famoso testo del drammaturgo Heinrich von Kleist, Sul teatro di marionette. Arriviamo così, nell’ultima stazione del percorso, al traguardo delle arti contemporanee, in cui l’opera della contingenza diventa programmatica. Ed ecco allora intrecciarsi le poetiche di Marcel Duchamp, del compositore John Cage, del coreografo Merce Cunningham, in cui l’arte è spinta fino ai limiti della propria stessa riconoscibilità.


Massimo Carboni (Livorno, 1954) è docente di Estetica alla Facoltà di Beni Artistici e Culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha pubblicato L’Impossibile Critico. Paradosso della critica d’arte (Kappa, Roma 1985); Cesare Brandi. Teoria e esperienza dell’arte (Editori Riuniti, Roma 1992; nuova ed. Jaca Book, Milano 2004); Il Sublime è Ora. Saggio sulle estetiche contemporanee (Castelvecchi, Roma 1993; 2003); Non vedi niente lì? Sentieri tra arti e filosofie del Novecento (Castelvecchi, Roma 1999; 20052); L’ornamentale. Tra arte e decorazione (Jaca Book, Milano 2000); L’occhio e la pagina. Tra immagine e parola (Jaca Book, Milano 2002). Ha curato la seconda edizione di Teoria generale della critica di Cesare Brandi (Editori Riuniti, Roma 1998).


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